venerdì 30 dicembre 2011

Affrontare il problema della copertura del suolo

Un recente studio (Overview of best practices for limiting soil sealing ormitigating its effects in EU-27, Environment Agency Austria) mostra che fra il 1990 e il 2006 il consumo di terra nell’Unione europea e aumentato in media di almeno 1.000 km2 ogni anno, la meta dei quali e stata coperta con asfalto o calcestruzzo e usata per costruire edifici, centri commerciali, strade e parcheggi. Le cifre sono ancora più elevate se si tiene conto della significativa quantità di terreno che non viene presa in considerazione a causa di sistemi di indagine a bassa risoluzione.
Il 2011 è stato designato dalla Commissione Europea ‘Anno della copertura del suolo’, con l’intento di fare conoscere il valore della terra su cui camminiamo.
E’ stato istituito un gruppo di esperti per elaborare ≪linee guida sulla copertura≫.
Il gruppo presenterà incentivi per riutilizzare la terra di siti già usati in precedenza al posto della terra vergine e suggerirà strategie per migliorare la pianificazione dello spazio sia a livello regionale che a livello locale. Le linee guida considereranno l’uso di materiali di copertura permeabili e sottolineeranno l’esigenza di una maggiore protezione per i terreni agricoli in generale.
Il 2011 è ormai finito. Siamo in attesa divedere i risultati di questo lavoro.

giovedì 8 dicembre 2011

Obiettivi Europa 2015

Il primo degli 8 Obiettivi per il 2015 era quello di eliminare la povertà e la fame nel mondo, dimezzando tra il 1990 e il 2015 la percentuale di persone il cui reddito è inferiore a 1 dollaro USA al giorno.
Il primo degli 8 Obiettivi per il 2015 era quello di eliminare la povertà e la fame nel mondo, dimezzando tra il 1990 e il 2015 la percentuale di persone il cui reddito è inferiore a 1 dollaro USA al giorno.
Dopo la giornata nazionale della colletta alimentare, svolta a fine novembre, è rimasto il desiderio di non sprecare più nulla, andandosi così a collegare con il settimo obiettivo, assicurare la sostenibilità ambientale. La formulazione di questo obiettivo è però poco concreta, e prevede di integrare i principi dello sviluppo sostenibile nelle politiche e nei programmi nazionali e invertire la tendenza al depauperamento delle risorse naturali.
E se si partisse anche sola dalla frutta, facendo marmellata con quella avanzata?
Farsi la marmellata, chiedendo al commerciante di comprare la frutta che viene scartata per sole ragioni estetiche, che quindi si può comprare a basso costo e che molto probabilmente verrebbe distrutta. E’ un semplice modo per coniugare la sana alimentazione con una pratica virtuosa. E fare la marmellata può anche diventare una occasione per trovarsi con altre persone, un momento in cui stare insieme.

giovedì 24 novembre 2011

Consumatori informati

Regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, recentemente pubblicato sulla GUCE, ha finalmente introdotto, per le etichette degli alimenti, il concetto di sostenibilità.
Nel considerato 19, infatti, recita: "dovrebbero essere stabiliti nuovi requisiti obbligatori in materia di informazioni sugli alimenti solo ove necessario, conformemente ai principi di sussidiarietà, proporzionalità e sostenibilità".
Peccato che nell’articolato il temine non sia poi ripreso, e se ne perda traccia. Forse perché talvolta già l’etichetta è poco sostenibile, più pensata per attirare che per informare, o è apposta su imballo eccessivo?

lunedì 31 ottobre 2011

Europa urbana — Sfide globali, soluzioni europee comuni

Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea C312 la Raccomandazione della Commissione sull’iniziativa di programmazione congiunta nel settore della ricerca «Europa urbana — Sfide globali, soluzioni europee comuni»

Il primo ‘considerando’, di seguito riportato, rappresenta una prospettiva che richiede forse azioni più incisive di quelle proposte dalla raccomandazione stessa:
“Lo sviluppo sostenibile delle zone urbane in Europa è un grande problema sociale che va di pari passo con l’intensificarsi a livello mondiale di tendenze quali l’inurbamento. Stando alle previsioni, entro il 2050 gli abitanti delle città, dall’attuale 50 %, passeranno a costituire pressoché il 70 % della popolazione mondiale. Questa cifra sarà ancor più elevata in Europa: si prevede infatti che entro il 2050 le città accoglieranno quasi l’83 % della popolazione (circa 557 milioni).”

Trovi il testo completo della raccomandazione al seguente link:

giovedì 20 ottobre 2011

MEDIA, DEMOCRAZIA E SOSTENIBILITÀ

Si è appena concluso a Cuneo il IX FORUM INTERNAZIONALE DELL’INFORMAZIONE
PER LA SALVAGUARDIA DELLA NATURA, promosso da Greenaccord Onlus.
Grande partecipazione da parte dei giornalisti, provenienti da tutte le parti del mondo.

sabato 8 ottobre 2011

Conto della spesa

Cosa ti porti a casa?

Il WWF ha messo a disposizione un prezioso strumento per quantificare l’impatto ambientale del proprio carrello della spesa. E così è possibile fare due conti.
Il totale in euro che si pagano alla cassa ed il totale in termini di consumi o emissioni che si pagano all’ambiente, o meglio, che facciamo pagare all’ambiente. Perché se gli euro sono tratte dalle nostre tasche, le risorse naturali sono della natura, e noi, semplicemente, ce le prendiamo.
Applicarsi per capire l’impatto ambientale delle proprie abitudini costituisce la prima tappa del consumo responsabile. Il software consente di valutare diverse scelte, in modo da riuscire a valutare quali benefici si possono ottenere cambiando qualche nostra scorretta abitudine.
Per eseguire l’esercitazione è sufficiente collegarsi al seguente link: http://www.improntawwf.it/carrello/

mercoledì 28 settembre 2011

Il sostegno agroambientale

Pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 22 settembre la notizia della disponibilità sul sito della Corte Dei Conti della Relazione speciale n. 7/2011 «Il sostegno agroambientale è ben concepito e gestito in modo soddisfacente?».
Di particolare interesse le argomentazioni che introducono il volume.
Per stimolarne la lettura, oltre al link, si riportano i primi due punti dell’introduzione.
‘’1. A partire dagli anni settanta e ottanta, vi è stata una crescente attenzione per gli effetti negativi prodotti dall’agricoltura sull’ambiente. Questi riguardano, tra l’altro, la sempre maggiore specializzazione delle aziende agricole, l’uso di fertilizzanti e pesticidi, l’elevata densità degli animali e, soprattutto negli Stati membri dell’Europa meridionale, l’estensione delle superfici irrigue. Le garanzie di prezzo per i prodotti agricoli precedentemente offerte nel quadro della Politica agricola comune hanno incoraggiato queste pratiche agronomiche intensive.
2. Alcuni tipi di agricoltura estensiva, d’altra par te, possono pre¬servare il patrimonio ambientale degli spazi rurali. L’abbandono delle aziende estensive e dei terreni di loro pertinenza costituisce un problema crescente in alcune regioni dell’Unione europea (UE), che produce un impatto negativo sulla diversità biologica e paesaggistica, oltre ad accrescere il rischio di incendi boschivi. ‘’

Il testo integrale : http://eca.europa.eu/portal/pls/portal/docs/1/8760804.PDF

domenica 25 settembre 2011

Conversione delle biomasse a fini energetici

I processi di trasformazione possono essere classificati come:
• Combustione diretta.
• Processi di conversione chimica, più in specifico termochimici e biochimici.
• Processi meccanico / chimici dai quali si ottiene combustibili liquido attraverso spremitura e transerificazione.
Combustione diretta
Il processo di combustione avviene grazie all’utilizzo di stufe o caldaie, che possono essere di varia potenza, ed utilizzano come combustibili il legno (sotto forma di tronchetti, pellet, segatura, cippato), residui e prodotti agricoli, come paglia e semi, oppure residui agroalimentari.
Questa tecnologia presenta quindi il vantaggio di poter utilizzare materiale ritenuto “di scarto” e puó essere accoppiata con motori per la cogenerazione, in specifico l’impiego può essere possibile in turbine a gas a combustione esterna, motori Stirling, cicli vapore e cicli ORC.
Un’altra applicazione possibile è rappresentata dalla co-combustione, mediante la quale viene bruciata biomassa assieme al carbone, permettendo quindi di risolvere i problemi di approvvigionamento di biomassa e ridurre allo stesso tempo il consumo complessivo di carbone.
Conversione chimica
La distinzione che è possibile fare è tra la conversione termochimica e quella biochimica.
Il primo processo preso in considerazione è quello termochimico, il quale si basa sull’azione del calore che permetterebbe le reazioni chimiche necessarie per la trasformazione della biomassa (in genere legna e derivati, scarti di lavorazione e sottoprodotti di tipo lignocellulosico).
Un esempio di conversione termochimica è rappresentata dalla gassificazione, ovvero quel processo in cui la conversione della biomassa in composto gassoso avviene attraverso reazioni di ossidazione con ossigeno, aria, vapori e miscele di questi a temperature di circa 1000 °C.
Oltre alla gassificazione, rientra nella categoria dei processi termochimici anche la pirolisi.
Per pirolisi si intende un processo di decomposizione termochimica del materiale organico che si ottiene attraverso l’applicazione di calore (a temperature comprese tra i 400 ed i 1000°C), in condizioni di assenza di ossigeno.
Quest’ultimo particolare è ciò che distingue il processo della pirolisi dalla combustione, la quale richiede invece la presenza di un agente ossidante, appunto l’ossigeno.
Esiste inoltre un punto di contatto tra le due tecnologie illustrate, ovvero la pirogassificazione:
questa tecnologia permette di ottenere come prodotto finale il syngas, il quale ha il vantaggio di poter essere utilizzato sul luogo di produzione oppure può consentire lo stoccaggio in gasometri o essere trasportato attraverso gasdotti.
Un altro modello di conversione chimica è rappresentato dal processo biochimico. Questo processo permette di ricavare combustibile gassoso attraverso le reazioni biochimiche scatenate da enzimi, funghi o altri micro-organismi che si formano nella biomassa quando questa è conservata in particolari condizioni.
Un esempio di reazione biochimica è la digestione anaerobica ovvero un processo che avviene in assenza di ossigeno e permette il disfacimento di lipidi, glucidi e protidi contenuti nella materia organica, grazie all’azione di micro-organismi.
Il prodotto principale è un biogas costituito prevalentemente da metano (50-60 %) e CO2; altri sottoprodotti sono invece residui solidi che possono essere impiegati come fertilizzanti perché composti per lo più da fosforo, potassio ed azoto.
Accanto alla digestione anaerobica, troviamo tra i processi biochimici, tra cui la fermentazione alcolica, attraverso la quale è possibile ricavare bioetanolo in seguito alla trasformazione dei glucidi (proprio per questo motivo le biomasse utilizzate contengono una buona percentuale di zucchero e le più sfruttate sono barbabietola, canna e sorgo dolce).
Conversione meccanica
Questo ultimo tipo di conversione ricava combustibile attraverso operazioni prettamente meccaniche, come la spremitura, alle quali a volte si aggiunge la combinazione con processi chimici.
In questo caso le colture preferite sono colza, girasole, soia e palma, con rese diverse; l’olio vegetale viene quindi ottenuto semplicemente attraverso spremitura o spremitura associata ad un solvente, ed il prodotto finale, generalmente indicato come olio grezzo, seguirà un processo di raffinazione per eliminare eventuali impurità.
Conversione meccano-chimica
I processi meccanico-chimici permettono di ottenere un importante prodotto energetico, ovvero il biodiesel.
Il biodiesel è il prodotto di un’operazione chiamata transerificazione: si tratta della reazione per sostituzione dei componenti alcolici, come il glicerolo, con metanolo.
Ciò che in questo caso si ottiene assomiglia per molti aspetti al normale diesel e può rappresentarne una buona alternativa anche nei motori di piccola taglia; per quanto riguarda invece un raffronto con altri oli vegetali, il biodiesel presenta minori emissioni di particolato anche se risulta essere incompatibile con alcuni materiali impiegati con la costruzione di motori, come il bronzo, il rame e lo stagno.

lunedì 12 settembre 2011

Certificazione della sostenibilità

Difficile trovare una definizione della parola certificazione che non rimandi, in prima battuta, a quella di certificato.
Wikipedia reindirizza da certificazione a certificato, e recita: In senso proprio il certificato (dall'espressione tardo-latina certum facere, 'dichiarare vero', composta da certum, 'certo', e facere, 'fare') è il documento contenente una certificazione, intesa quale atto giuridico e, più precisamente, dichiarazione di conoscenza di fatti, atti o qualità, rilasciata in forma scritta da un soggetto investito di determinate attribuzioni ….
Volendo trovare una definizione di ‘certificazione della sostenibilità’, alle già citate difficoltà nell’intendersi sul significato di una parola, se ne aggiungono altre, quasi a creare un connubio incomprensibile.
Si può comunque operare la scelta di concentrarsi su un aspetto singolo di questo connubio, e dichiarare sinteticamente cosa rappresenti.
L’approccio più completo dal punto di vista ingegneristico è probabilmente quello legato all’analisi del ciclo di vita di un oggetto, cioè all’esame dell’assorbimento di risorse necessario per realizzarlo partendo dalle materie prime fino ad arrivare al suo smaltimento, o riciclo.
Questo approccio fornisce un elevato grado di dettaglio circa le fasi o i componenti di un prodotto che sono maggiormente energivore, ma richiede una conoscenza molto approfondita di ogni prodotto e della sua tecnologia produttiva.
La certificazione basata sul ciclo di vita sta iniziando a diffondersi, ma la certificazione di singoli aspetti della sostenibilità riscuote forse maggiore successo, perché di più semplice comprensione.
All’aumentare dei tipi di certificazione aumenta il rischio che si crei confusione, perché vengono a crearsi diversi tipi di rating, magari non comparabili fra di loro. Questo avviene, ad esempio, nella certificazione nel settore delle costruzioni.
Gli aspetti che vengono presi in esame dalle certificazioni sono spesso focalizzati sulla riduzione degli sprechi, in particolare quelli energetici, e sui consumi, sia attuali che futuri.
Gli scarti di lavorazione costituiscono un capitolo a se stante, al quale si cerca di rimediare con operazioni di riciclo.
Se questo metodo valutativo è accettabile per le costruzioni, o per i beni industriali, altrettanto non vale per le produzioni agricole, per le quali lo stoccaggio è critico, sia perchè spesso è possibile solo per brevi periodi di tempo che per gli elevati costi che comporta. Ma una certificazione della sostenibilità che non ponga dei requisiti circa l’utilizzo del prodotto non venduto, o anche di quello non raccolto per semplici considerazioni economiche sarebbe priva del criterio di credibilità.
E’ pertanto necessario impiegare tutto ciò che viene prodotto, che potrà essere destinato ad usi diversi a seconda anche di considerazioni economiche o scelte imprenditoriali.

giovedì 8 settembre 2011

kmzero , ovvero, dietro l'angolo

La cultura del Km zero è stata inizialmente promossa soprattutto da preoccupazioni di tipo ambientale, cioè dalla opportunità di ridurre la produzione di CO2 conseguente ai trasporti.
In realtà è più corretto interpretare questo concetto in una visione più organica, che include valori sociali, economici e culturali: non basta affermare che è necessario consumare meno combustibili fossili per migliorare la nostra vita, anche se questo è e resta un fatto molto importante.
Consumare prodotti locali significa migliorare la vita di chi consuma e di chi produce, significa incentivare i sistemi locali di produzione, creare lavoro, distribuire ricchezza, conservare le giuste tradizioni, creare sicurezza alimentare.
Non c’è solo l’ambiente quindi dietro questo fortunato slogan, ma possiamo affermare che i prodotti locali, spesso, sono più convenienti, perché i costi di logistica e di distribuzione sono ridotti, sono più freschi ed, in genere, si conservano più a lungo (questo significa ridurre lo spreco causato da tutti i prodotti alimentari che finiscono nella spazzatura e che ammontano ad oltre 500 euro per ogni famiglia italiana). Questi vantaggi sono tutti percepiti da chi acquista un prodotto locale, perché facilmente visibili. Ma è doveroso aggiungere che i prodotti kmzero creano importanti benefici a livello di sistema, quali la stabilità nel comparto alimentare, e quindi contribuiscono ad un controllo dei prezzi e favoriscono gli investimenti produttivi.
Ecco perché investire sui sistemi di produzione locali, e impegnarsi in questa battaglia che, prima ancora di essere economica, è appunto culturale.
Il prodotto kmzero, inoltre, è un prodotto di stagione. Ed è edificante l’esperienza di chiedere in una azienda agricola un prodotto fuori stagione: si è guardati come si guarderebbe un alieno, o un bimbo che farfuglia. Questa esperienza aiuta a sperimentare quanto sia vano il tentativo così umano di dominare la natura, e di ottenere, con la tecnologia o più semplicemente con i soldi, qualunque cosa.

domenica 21 agosto 2011

Mode

Il già citato ‘L’altra via’, di Francesco Gesualdi, comprende anche un paio di riferimenti alla moda, quale elemento che contrasta uno stile di vita sobrio. Non ne riporta una definizione, che è però possibile trovare facilmente in rete.
Il dizionario del Corriere della Sera, il primo che compare, riporta, tra l’altro, le seguente dicitura: Comportamento variabile nel tempo che riguarda i modi del vivere, le usanze, l'abbigliamento; modello di comportamento imposto da individui o gruppi di prestigio o da creatori di stile.
La moda dunque rappresenta uno strumento formidabile attraverso cui ‘individui o gruppi di prestigio’ generano esigenze di consumo e atrofizzano personalità.

venerdì 12 agosto 2011

Regolamento 305/11 Definizioni

Il nuovo regolamento CPR 305/2011 fornisce alcune definizioni nella sua parte iniziale, volte ad una corretta lettura e applicazione del testo su tutta l'Area Economica Europea.
Tra le definizioni, va evidenziata quella relativa agli operatori economici, al punto 18:
«operatori economici», il fabbricante, l'importatore, il distributore e il mandatario;
Con questa definizione si può ora fare chiarezza circa la differenza tra produttore e fabbricante, anche legata al codice al consumo, che consentiva di fatto ad un distributore di essere definito produttore.

lunedì 25 luglio 2011

Eccedenze agricole

L'evoluzione della tecnica applicata alla produzione agricola ha consentito una indubbia crescita della resa unitaria delle coltivazioni.
Questo miglioramento è ancora più evidente se si considera la produzione per numero di addetti, ovvero la produzione per ogni ora di lavoro umano.
Poco è cambiato, invece, sul fronte delle eccedenze agricole. Anzi, pare quasi che nonostante siano disponibili strumenti di previsione e pianificazione più efficaci, la pratica della distruzione delle eccedenze sia ancora in uso, a tutela degli interessi degli operatori.
E' singolare che ci siano aziende che perseguano politiche attente agli aspetti biologici nella produzione, etici nel comportamento verso i propri lavoratori e che sia trascurata la destinazione finale del raccolto, nella sua interezza.

sabato 25 giugno 2011

Coltivare e custodire (2)

La macchia
L’esperienza insegna che questo richiede tempo, applicazione ed anche una certa dose di competenza. La mancanza di questi elementi si manifesta in modo evidente sullo stato di salute della pianta. Una settimana di lavoro più intenso, qualche imprevisto che assorbe buona parte del tempo libero o un week end trascorso fuori porta potrebbero già lasciare il segno sugli inquilini viventi della casa, e talvolta accade di accorgersene quando già le foglie iniziano ad ingiallire, ed i fiori ad appassire.
La pianta lasciata nel suo habitat naturale era comunque esposta a molte minacce, sia legate agli eventi atmosferici che alla presenza di più o meno voraci erbivori che ne potrebbero attentare la fibra. Al riparo delle mura domestiche questo pericolo le viene risparmiato.
Meglio il travaso, a questo punto.
Prima di decretare una sentenza sull’esistenza altrui, anche fosse vegetale, è comunque doveroso sincerarsi di avere condotto correttamente l’ analisi, di avere considerato con il giusto peso tutti gli elementi, e di avere agito nelle giuste condizioni di serenità e imparzialità.
Può essere di aiuto andare a fare quattro passi in un bosco, o percorrere una stradina di campagna per applicare questa verifica al caso della piantina. Si prende contatto con il suo contesto naturale, gli elementi che lo determinano e quelli che lo condizionano, i pericoli a cui è esposta e la sua possibile funzione all’interno del micro sistema che popola.
Tra le mura domestiche, o comunque dietro lo steccato di un giardino senza dubbio non mancano cure e protezione, e nemmeno portentosi nutrimenti e medicamenti. Ma quelle radici erano destinate a protendersi nel terreno per trovare l’acqua quando il clima era secco, e a sfidare l’impeto del vento quando infuriava la tempesta.
Varie altre forme vegetali ed animali avrebbero abitato la pianta. Alcuni pigri parassiti, altri semplici coinquilini, che approfittavano dell’ombra o di un po’ di linfa in cambio di qualche altro utile servizio offerto al loro padrone di casa. Le foglie ingiallite, o i rami secchi, anziché essere imbustati nell’umido della differenziata sarebbero stati affidati al vento, che li avrebbe prima staccati, e poi portati in un posto un poco distante.
Un totale stravolgimento della prima sentenza, perché la natura non presenta alcun pericolo di perire, allora? Senz’altro no, ma la natura si preoccupa, appena la pianta è abbastanza grande, di garantirle un seguito. Perché oltre al fiore, nella natura, arriva un frutto ed un seme, e poi un’altra vita. Difficile trovare una pianta isolata. Più facile un gruppo di piante vicine, un boschetto, a volte la macchia.
Quella macchia che a casa si pulisce.

giovedì 16 giugno 2011

Coltivare e custodire

continua dal precedente, Fiori Recisi
Le dita iniziano a scivolare lungo il gambo, fino a fermarsi nel punto in cui reciderlo sembra più facile. All’aumentare della pressione dei polpastrelli pare sentire scorrere la linfa nello stelo, e l’anelito di vita farsi presente con chiarezza.
Gustare la bellezza del fiore senza privarlo della sua vita è comunque possibile. Prendendo l’intera piantina, con tanto di radici, per trasferirla in un vaso le renderebbe salva la vita. L’alternativa che si presenta anche la possibilità di gustare più a lungo della freschezza del fiore, ma richiede l’assunzione di un impegno oneroso, che si protrae nel tempo. Una prima fase, transitoria, interessa il travaso ed il trasporto, la scelta di uno spazio in cui sistemare il vaso che permetta corretta esposizione alla luce. La seconda fase riguarda alimentarla e mantenerla in fiore. Questo richiede somministrare con costanza l’acqua, rimuovere le parti morte e vigilare che elementi infestanti, o patogeni non facciano la loro comparsa. Coltivarla e custodirla.

domenica 29 maggio 2011

Fiori recisi

Difficile vedere una cosa bella e non desiderare di possederla.
Sembra insito nella natura umana: essendo attratti da ciò che è bello, lo si vuole per se. Potrebbe trattarsi un meccanismo ancestrale che aiuta la nostra sopravvivenza, una sorta di istinto.
Più la bellezza è evidente, più il desiderio preme per ottenerne il possesso, il godimento.
Questa dinamica si può riscontrare in ogni ambito dell’agire umano, e condiziona il comportamento nel confronto dei beni con cui si interagisce.
I fiori sono una manifestazione della bellezza che la natura ci offre spontaneamente. Una seduzione semplice, immediata, che coinvolge tutti i sensi. La vista, attratta dalla semplicità e dall’armonia delle forme e dei colori, il tatto, che vuole investigare la magica materia costituente, tanto da doverlo avvicinare alle labbra, per consentire all’olfatto di catturare la freschezza dell’aroma. E poi sentire aprire la porta delle emozioni, rivivere momenti trascorsi, riascoltare voci, rivedere luoghi e persone. Tutte cose che sono proprie, appartengono, fanno battere il cuore. E allora si inizia a guardare diversamente il fiore, la mano non si muove solo più per avvicinarlo a sé, ma per prenderlo, per strapparlo.

martedì 24 maggio 2011

Regolamento 305/2011 per i prodotti da costruzione

La Direttiva europea sui prodotti da costruzione 89/106CEE, sinteticamente chiamata CPD, va in pensione. Come anticipato un paio di mesi fa, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Europea il nuovo Regolamento per i prodotti da costruzione, sinteticamente detto CPR.

Il nuovo regolamento entrerà pienamente in vigore nel giugno del 2013, ma già da ora è possibile identificarlo con il proprio nome: Regolamento 305/2011.

Di particolare interesse è la sezione dedicata alle difinizioni: finalmente comprende tutte le figure che insistono sul processo che trascorre dalla progettazione alla distribuzione dei prodotti da costruzione.

Testo integrale su: http://eur-lex.europa.eu/JOHtml.do?uri=OJ:L:2011:088:SOM:IT:HTML

sabato 30 aprile 2011

10 consigli sulla sobrietà

Francesco Gesualdi, nel suo ‘L’altra via’ riesce a condensare in 10 sentenze molta più sobrietà di quanto non siano riusciti altri in molte pagine.
Per stimolare il desiderio di leggere il testo originale, ne riportiamo alcuni passaggi, una sorta di aperitivo della sobrietà:
• Evita l’usa e getta (che gioia vedere questo consiglio primo nell’elenco!).
• Evita l’inutile. Prima di comprare qualsiasi oggetto chiediti se
ne hai davvero bisogno o se stai cedendo ai condizionamenti della pubblicità. Alcuni esempi sono l’acqua in bottiglia, il vestiario
alla moda, il cellulare all’ultimo grido. ….
• Privilegia l’usato. Se hai deciso che hai bisogno di qualcosa non precipitarti a comprarlo nuovo. Prima fai un giro presso amici e parenti ….
• Consuma libero da scorie. Quando fai la spesa fai attenzione agli imballaggi...
• Autoproduci. Producendo da solo yogurt, marmellate, dolci e tutto ciò che puoi, eviti chilometri ...
• Consuma corto e naturale. Comprando locale e biologico eviti chilometri, sostieni l’occupazione …
• Consuma collettivo. È il modo migliore per permettere a molti di soddisfare i propri bisogni mantenendo al minimo il consumo di risorse e di energia. …. auto, bici, aspirapolvere, trapano, lavatrice.
• Ripara e ricicla. Allungando la vita degli oggetti risparmi risorse ...
• Abbassa la bolletta energetica. Andando in bicicletta, isolando la casa, investendo in energia rinnovabile, utilizzando elettrodomestici efficienti e gestendoli con intelligenza ….
• Recupera i rifiuti. Praticando in maniera corretta la raccolta differenziata ...

Liberamente estratto da ‘L’altra via’, di Francesco Gesuldi, Altraeconomia Edizioni, anche usando il link http://www.altreconomia.it/site/ec_articolo_dettaglio.php?intId=77

mercoledì 20 aprile 2011

Corbetta - Fiera per lo sviluppo ecosostenibile

Ormai smaltita la sbornia di emozioni di ‘Fa la cosa giusta’, una nuova possibilità di incontrarsi è fornita dal Comune di Corbetta.
Ormai giunta alla sua nona edizione, la ‘Fiera per lo sviluppo ecosostenibile del territorio’ rappresenta una importante occasione per una uscita primaverile per verificare le virtù maturate o rimaste in letargo nel trascorso inverno.
E la mancanza della parola ‘crescita’ rappresenta forse l’invito più apprezzato per un appuntamento finalmente all’aria aperta, dal 28 aprile al primo maggio.


Più informazioni su: http://www.comune.corbetta.mi.it/sito/home2.aspx

giovedì 31 marzo 2011

Sostenibilità

Con il passare del tempo il sito si è un po’ affollato.
Un’idea tira l’altra, tanti argomenti richiedono approfondimenti, e così ci si trova a spaziare, perdendo di vista la specializzazione che da sempre si è cercato di dare, e la pulizia nell’impostazione della prima ora.
E allora gli argomenti della sostenibilità traslocano in un blog tutto loro, che risponde all’indirizzo:
http://lasostenibilita.blogspot.com/
già attivo nella parte superiore destra del presente sito.

Ci auguriamo di avere fatto cosa gradita a tutti, anche perché si risparmierà qualche cliccata

giovedì 17 marzo 2011

Ecologia umana

L’Ecologia umana studia le complesse interazioni tra le popolazioni umane, organizzate in comunità, ed i fattori abiotici, biotici e culturali del loro ambiente di vita, sia in relazione ai fenomeni di adattamento all’ambiente che per una corretta gestione degli ecosistemi umani.
In altre parole, una materia a carattere interdisciplinare che studia la dipendenza dell’uomo dall’ambiente e gli effetti dell’uomo sull’ambiente
Joseph Ratzinger, nella sua Caritas in veritate, introduce un concetto alternativo di ecologia umana, intesa nella simbiosi per cui così come le virtù umane sono tra loro comunicanti, tanto che l'indebolimento di una espone a rischio anche le altre, così il sistema ecologico si regge sul rispetto di un progetto che riguarda sia la sana convivenza in società sia il buon rapporto con la natura.
L’approfondimento di tale rapporto è illustrato nel punto 50 dell’opera, di cui si riporta uno stralcio: È necessario un effettivo cambiamento di mentalità che ci induca ad adottare nuovi stili di vita, nei quali la ricerca del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti. Ogni lesione della solidarietà e dell'amicizia civica provoca danni ambientali, così come il degrado ambientale, a sua volta, provoca insoddisfazione nelle relazioni sociali.
La natura, specialmente nella nostra epoca, è talmente integrata nelle dinamiche sociali e culturali da non costituire quasi più una variabile indipendente.
Un elemento di novità è senza dubbio da segnalare nel passaggio citato: l'accostamento della ricerca del vero e del bello quale elemento determinante i risparmi e gli investimenti.

martedì 1 marzo 2011

Fà la cosa giusta 2011

Eravamo rimasti molto attratti dalla fiera, la scorsa edizione.
Tanto che quest’anno saremo tra gli espositori, nella sezione abitare sostenibile.
Così sarà più facile incontrarsi, scambiarsi idee ed esperienze.
Non avremo gadget, forse nemmeno una brochure. Ma sarà comunque possibile portarsi a casa qualcosa dallo stand: dell'ottimo riso S. Andrea, originario delle campagne dell'alto vercellese, che va bene per cucinare un pò tutto.
Sicuramente più facile trovare un caffè, portato da casa nel thermos.
Se non foste guidati dall'aroma della bevanda, usate queste indicazioni:
Sezione AS (abitare sostemibile), al numero 28;
Indicazione: Ass. Consumo Responsabile.

lunedì 14 febbraio 2011

Regolamento dei materiali da costruzione CPR e uso sostenibile delle risorse naturali

La Direttiva europea sui prodotti da costruzione 89/106CEE, sinteticamente chiamata CPD, dopo 20 di servizio, è giunta alla sua revisione. La nuova bozza, che è attualmente in fase di approvazione finale nei meandri della Commissione Europea, apporta alcune interessanti innovazioni per la regolamentazione, sia dal punto di vista normativo che tecnico.
La veste giuridica è quella del Regolamento Europeo, che pertanto non necessità di decreti di recepimento nazionale, e quindi di più rapida implementazione (è sufficiente la pubblicazione sulla gazzetta Ufficiale Europea).
Di assoluto rilievo è però l’avere fatto propria una istanza da troppo tempo nell’ambito dei requisiti cogenti per i prodotti da costruzione.
Il nuovo regolamento, il cui acronimo potrebbe essere CPR, inserisce un nuovo requisito per le opere da costruzione: l’uso sostenibile delle risorse naturali.
Pur sapendo che il testo potrebbe non essere quello definitivo, se ne riporta l'estratto tanto atteso:

Requisiti di base delle opere da costruzione
7 Uso sostenibile delle risorse naturali
Le opere da costruzione devono essere concepite, realizzate e demolite in modo che l'uso delle risorse naturali sia sostenibile e garantisca in particolare quanto segue:
a) il riutilizzo o la riciclabilità delle opere da costruzione, dei loro materiali e delle loro parti dopo la demolizione;
b) la durabilità delle opere da costruzione;
c) l'uso, nelle opere da costruzione, di materie prime e secondarie ecologicamente compatibili

Il Regolamento dovrebbe però essere completamente operativo nella seconda metà del 2013, ma comunque è già un passo avanti verso il miglioramento.

Testo integrale su: http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P7-TA-2011-0004+0+DOC+XML+V0//IT

sabato 12 febbraio 2011

Tutti a scuola di riparazione


Riparare un oggetto che si rompe vs gettarlo e sostituirlo con uno nuovo?
Proviamo ad esaminare il processo di scelta con l'aiuto di una mappa mentale.

giovedì 10 febbraio 2011

Sostenibilità sociale

Le linee guida per il reporting di sostenibilità, redatte nell’ambito del Global Reporting Initiative (GRI), rappresentano un utile documento per una chiara e trasparente valutazione della sostenibilità delle organizzazioni.
Definiscono una delle sfide centrali dello sviluppo sostenibile la richiesta di scelte nuove e innovative e di un diverso modo di pensare.
La valutazione della sostenibilità è basata su indicatori di performance, che abbracciano tre ambiti: economico, ambientale e sociale.
Particolare enfasi è riservata agli indicatori di performance sociale, che si articolano nell’esame di quattro componenti della sostenibilità:
Pratiche di lavoro e condizioni di lavoro adeguate;
Diritti umani;
Società;
Responsabilità di prodotto.
Le pratiche di lavoro e condizioni di lavoro adeguate, tematiche a cui un consumatore responsabile è particolarmente attento, si basano su standard internazionali riconosciuti universalmente: dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite e i relativi Protocolli fino alla Dichiarazione e programma d’azione di Vienna.
L’Organizzazione dovrà almeno fornire evidenza delle azioni e strategia relative almeno ai seguenti aspetti:
- occupazione;
- relazioni industriali;
- salute e sicurezza sul lavoro;
- formazione e istruzione;
- diversità e pari opportunità.

Si perde invece traccia di come si valuti, o promuova, il diverso modo di pensare sopra citato. Ma probabilmente è questo il vero elemento distintivo di una organizzazione, o anche solo una persona, che voglia perseguire comportamenti sostenibili.
Senza dubbio è una valutazione complessa, ma è possibile identificare un indicatore, anche se grezzo, della sostenibilità: è il tempo.
Una possibile valutazione suonerebbe così: Quale orizzonte di pianificazione si pone l’organizzazione (o la persona)?
2 anni, 5 anni? Oppure 50 anni, 100 anni!


Più informazioni su: http://www.globalreporting.org/ReportingFramework/G3Guidelines/

domenica 6 febbraio 2011

Strategia Sviluppo Sostenibile SSS

La nuova strategia dell'UE in materia di sviluppo sostenibile (SSS dell'UE), approvata a Bruxelles il 26 giugno 2006, annoverava tra gli obiettivi generali, la promozione di modelli di consumo e di produzione sostenibili.
Uno degli obiettivi operativi in cui si traduceva quello generale, consisteva nel ‘promuovere il consumo e la produzione sostenibili inquadrando lo sviluppo sociale ed economico nei limiti della capacità di carico degli ecosistemi e dissociare la crescita economica dal degrado ambientale’.
Trascorsi tre anni, nel riesame 2009 della strategia dell’Unione europea per lo sviluppo sostenibile del luglio 2009 è espresso il giudizio circa il raggiungimento dell’obiettivo proposto: ‘L’evoluzione del consumo e della produzione sostenibili risulta piuttosto eterogenea: a fronte dei progressi registrati nel dissociare il degrado ambientale e l’uso delle risorse naturali dalla crescita economica, si osserva un andamento dei modelli di consumo tutt’altro che positivo, specialmente in materia di energia, mentre i segnali sono incoraggianti per quanto riguarda i modelli di produzione’.
Il riesame della Commissione Europea argomenta gli sforzi compiuti e le difficoltà incontrate nel perseguimento dei propri obiettivi, crisi inclusa. Le motivazioni sono assolutamente ragionevoli, e l’impegno profuso è ammirevole.

Rimane una perplessità, un’ombra di fondo: ma non è possibile proporsi come obiettivo lo sviluppo senza la crescita (dei consumi)?

Più informazioni su: http://www.parlamento.it/web/docuorc2004.nsf/a18c3ca3f8365c96c1257569005bfd5a/0c1625a7de663a16c12576000036e192/$FILE/COM2009_0400_IT.pdf
http://www.ec.europa.eu/sustainable/docs/renewed_eu_sds_it.pdf

venerdì 28 gennaio 2011

Cohousing

Sfogliando Wikipedia, si può scoprire che ’..il termine cohousing è utilizzato per definire degli insediamenti abitativi composti da abitazioni private corredate da ampi spazi (coperti e scoperti) destinati all'uso comune e alla condivisione tra i cohousers. Tra i servizi di uso comune vi possono essere ampie cucine, spazi per gli ospiti, laboratori per il fai da te, spazi gioco per i bambini, palestra, piscina, internet-cafè, biblioteca e altro'.
Di solito un progetto di cohousing comprende dalle 20 alle 40 famiglie che convivono come una comunità di vicinato (vicinato elettivo) e gestiscono gli spazi comuni in modo collettivo ottenendo in questo modo risparmi economici e benefici di natura ecologica e sociale… ”
La sostenibilità sociale è un elemento spesso trascurato da chi pensa e progetta le nostre città. Casa passiva, o per lo meno datutto-autonomo sembra essere il must assoluto. Ma difficilmente lo è per la vita.
Più informazioni su: http://it.wikipedia.org/wiki/Cohousing oppure http://cohousing.it/.

mercoledì 19 gennaio 2011

Hopen house

Open house è un progetto che si propone di sviluppare ed attuare una metodologia comune europea di valutazione la sostenibilità degli edifici, che integri quelle giá esistenti a livello internazionale, europeo e nazionale.
L'importanza di maggiore sostenibilità nell'intero processo edilizio è evidenziata dall'assorbimento energetico e di materie prime che questo fa registrare:
Circa il 40% del consumo totale di energia in Europa deriva dal settore edilizio e rappresenta circa 1/3 delle emissioni di CO2 in Europa. Più del 50% di tutti i materiali estratti dalla terra sono trasformati in materiali e prodotti da costruzione, oltre a ciò il settore utilizza il 25% di tutto il legno vergine.
Sono stati già sviluppati ed in fase di implementazione vari sistemi di valutazione della sostenibilità degli edifici, ma le loro specificità li rendono poco confrontabili.
Speriamo che il progetto Open House superi questo ostacolo. Hopen house, allora.
Approfondimenti: http://it.wikipedia.org/wiki/Open_house;
http://www.openhouse-fp7.eu

domenica 9 gennaio 2011

Il buco nel calzino

Capita. Un giorno, due. Un lavaggio, due.
E dopo un po’ di tempo il calzino inizia ad avere zone che si assottigliano. E poi spunta fuori il dito.
Un paio di calzini di qualità accettabile ha un prezzo di circa 3 euro.
L’ago ed il filo costano molto meno, ma il loro utilizzo per riparare il buco richiede almeno 6 minuti. Se non si ha però tutto a disposizione, cioè bisogna scegliere il filo del colore giusto o trovare l’ago, è ragionevole attendere almeno 10 minuti prima di potersi allacciare le scarpe.
Dieci minuti, ovviamente, si ripara un solo buco, uno dei calzini del paio.
L’alternativa, se si ha l’avversione ad indossare calzini forati, è quella di destinarli ad altro uso, e sostituirli con un paio nuovo.
La scelta di comportamento è influenzata da vari fattori, quali la capacità e la dimestichezza con le operazioni manuali e la disponibilità del tempo per la riparazione. Si può aggiungere una considerazione di carattere economico: 3 euro valgono 10 minuti di tempo? Detta con il metro dei costi, un’ora vale 6 paia di calzini, cioè 18 euro?
Sembrerebbe un’ora ben pagata …