lunedì 31 ottobre 2016

Il recupero alla francese

Prima che in Italia fosse varata la legge 166, in Francia andava in porto una legge sullo stesso argomento, che però si basa sul principio dell'obbligo: viene impedito alla GDO di gettare o rendere non più consumabili gli alimenti invenduti. La legge non affronta il problema a livello sistemico, ma si concentra sull’adempimento della direttiva europea, e, di fatto, sposta la responsabilità dello spreco alimentare dalla filiera di produzione e distribuzione alle organizzazioni non profit, su cui si riverseranno tutte le eccedenze alimentari. Il provvedimento elenca una gerarchia di azioni da mettere in campo per evitare lo spreco alimentare, partendo dalla prevenzione e dal recupero degli invenduti per il consumo umano, per l’alimentazione animale, fino all’utilizzo a fini energetici. Tutti i punti vendita con una superficie superiore ai 400 metri quadrati dovranno donare agli enti assistenziali, attraverso la rete del volontariato, tutti i prodotti in scadenza o invenduti altrimenti destinati alla spazzatura. L’obbligo è quello di stipulare convenzioni con le associazioni che fanno questo tipo di attività. I prodotti avariati e non più commestibili, invece, dovranno essere usati per il compostaggio agricolo o per finalità energetiche. Vengono proposte attività di informazione ed educazione ai bambini a scuola, includendo una sezione relativa alla lotta contro lo spreco alimentare. Elemento critico è però la scarsa attenzione prestata agli aspetti che coinvolgono le associazioni beneficiarie. La legge non considera che recuperare prodotti alimentari richiede dotazioni idonee per il rispetto delle norme in materia di igiene e sicurezza degli alimenti e non prevede nessun finanziamento adeguato che possa sostenere i futuri sforzi che verranno richiesti alle associazioni beneficiarie.