venerdì 28 gennaio 2011

Cohousing

Sfogliando Wikipedia, si può scoprire che ’..il termine cohousing è utilizzato per definire degli insediamenti abitativi composti da abitazioni private corredate da ampi spazi (coperti e scoperti) destinati all'uso comune e alla condivisione tra i cohousers. Tra i servizi di uso comune vi possono essere ampie cucine, spazi per gli ospiti, laboratori per il fai da te, spazi gioco per i bambini, palestra, piscina, internet-cafè, biblioteca e altro'.
Di solito un progetto di cohousing comprende dalle 20 alle 40 famiglie che convivono come una comunità di vicinato (vicinato elettivo) e gestiscono gli spazi comuni in modo collettivo ottenendo in questo modo risparmi economici e benefici di natura ecologica e sociale… ”
La sostenibilità sociale è un elemento spesso trascurato da chi pensa e progetta le nostre città. Casa passiva, o per lo meno datutto-autonomo sembra essere il must assoluto. Ma difficilmente lo è per la vita.
Più informazioni su: http://it.wikipedia.org/wiki/Cohousing oppure http://cohousing.it/.

mercoledì 19 gennaio 2011

Hopen house

Open house è un progetto che si propone di sviluppare ed attuare una metodologia comune europea di valutazione la sostenibilità degli edifici, che integri quelle giá esistenti a livello internazionale, europeo e nazionale.
L'importanza di maggiore sostenibilità nell'intero processo edilizio è evidenziata dall'assorbimento energetico e di materie prime che questo fa registrare:
Circa il 40% del consumo totale di energia in Europa deriva dal settore edilizio e rappresenta circa 1/3 delle emissioni di CO2 in Europa. Più del 50% di tutti i materiali estratti dalla terra sono trasformati in materiali e prodotti da costruzione, oltre a ciò il settore utilizza il 25% di tutto il legno vergine.
Sono stati già sviluppati ed in fase di implementazione vari sistemi di valutazione della sostenibilità degli edifici, ma le loro specificità li rendono poco confrontabili.
Speriamo che il progetto Open House superi questo ostacolo. Hopen house, allora.
Approfondimenti: http://it.wikipedia.org/wiki/Open_house;
http://www.openhouse-fp7.eu

domenica 9 gennaio 2011

Il buco nel calzino

Capita. Un giorno, due. Un lavaggio, due.
E dopo un po’ di tempo il calzino inizia ad avere zone che si assottigliano. E poi spunta fuori il dito.
Un paio di calzini di qualità accettabile ha un prezzo di circa 3 euro.
L’ago ed il filo costano molto meno, ma il loro utilizzo per riparare il buco richiede almeno 6 minuti. Se non si ha però tutto a disposizione, cioè bisogna scegliere il filo del colore giusto o trovare l’ago, è ragionevole attendere almeno 10 minuti prima di potersi allacciare le scarpe.
Dieci minuti, ovviamente, si ripara un solo buco, uno dei calzini del paio.
L’alternativa, se si ha l’avversione ad indossare calzini forati, è quella di destinarli ad altro uso, e sostituirli con un paio nuovo.
La scelta di comportamento è influenzata da vari fattori, quali la capacità e la dimestichezza con le operazioni manuali e la disponibilità del tempo per la riparazione. Si può aggiungere una considerazione di carattere economico: 3 euro valgono 10 minuti di tempo? Detta con il metro dei costi, un’ora vale 6 paia di calzini, cioè 18 euro?
Sembrerebbe un’ora ben pagata …