Riparazioni sostenibili

Non solo i calzini si rompono.
Oggetti per la casa, indumenti, calzature e tutto quanto costituisce il mondo delle cose con cui ci interfacciamo è passibile di rompersi, o comunque vedere ridotta la sua funzionalità a causa dell’usura o di qualche evento accidentale che lo ha coinvolto.
La riparazione rappresenta la via maggiormente sostenibile per riottenere l’efficienza dell’oggetto o apparecchio guasto.
Le scelte produttive che per ragioni economiche si impongono portano a realizzare cose pensate per durare abbastanza a lungo senza manifestare alcun problema, per poi rompersi e diventare inservibili al raggiungimento della vita economica prevista, o a causa di qualche incidente casuale.
Sempre più spesso, le tecnologie costruttive sono basate su assemblaggi permanenti, incollaggi, fusioni tra diversi materiali, che non consentono l’ispezione o lo smontaggio. Ancora meno la riparazione.
E così non resta che la sostituzione.
Ma oltre alle ragioni meramente tecniche, ve ne sono alcune di carattere utilitaristico: fare riparare costa molto spesso più che sostituire integralmente.
Accenniamo brevemente alcune delle ragioni per cui la riparazione è anti economica.
I costi della produzione di massa sono così bassi che è spesso è più onerosa la riparazione.
La produzione di massa è normalmente realizzata laddove il costo di una giornata di lavoro è due, anche tre ordini di grandezza inferiori a quelli del mondo in cui i frutti della produzione sono utilizzati. Qualche dollaro al giorno, o forse un euro al giorno.
E quel giorno normalmente non dura ‘solo‘ 8 ore, e neppure è retribuito in caso di malattia o nei meritati giorni di riposo.
Il giorno da un euro è un giorno che è retribuito solo se è effettivamente lavorato, indipendentemente dalle condizioni in cui opera il salariato, e che non offre alcuna garanzia ne per il giorno dopo.
Ma il valore del tempo dell’uomo occidentale, non inteso in termini monetari ma di importanza, è così diverso da quello di un abitante del Nicaragua?
Considerata l’aspettativa di vita media, il valore del loro tempo dovrebbe essere superiore al nostro: hanno statisticamente una vita media inferiore, cioè meno tempo a disposizione.
Oltre al costo della produzione, è necessario considerare quello di realizzazione delle materie prime.
Ipotizzando che l’etichetta dei calzini sia veritiera, si hanno ai piedi 50 grammi di cotone.
Quei 50 grammi di materiale vengono lavorati per qualche euro al giorno, ma quale è il loro costo?
Anche se chi ha coltivato, raccolto e trasformato in filato quelle fibre fosse stato equamente retribuito, l’uso delle risorse naturali, chi lo paga? Nessuno!
O meglio, per ora nessuno!

Ma torniamo al discorso iniziale delle riparazioni.
I comportamenti dettati dalla mentalità utilitaristica nell’approccio a ciò che ci circonda pare essere molto consolidata, ed è ragionevole ipotizzare che il criterio del minore costo rimanga uno degli elementi decisionali determinanti, anche se magari non assoluti.
E’ necessario pertanto elaborare una alternativa ragionevole, che sia accettabile per le esigenza dell’attuale modo di vivere, ma anche sostenibile.
Probabilmente non esiste una unica soluzione sempre valida, ma un ventaglio di alternative che più si adattano ai diversi contesti, e che potrebbero essere l’incrocio delle seguenti caratteristiche:
prezzo contenuto dell’intervento, preferibilmente forfetizzato (es. ripariamo tutto a 5 euro);
livello di servizio garantito, in termini di tempi di consegna accettabili e certi, ed esito dell’intervento assicurato;
coinvolgimento del cliente, che è l’elemento necessario a consentire la creazione di un rapporto stabile, di fiducia. Questo coinvolgimento si realizza operando su diversi ambiti del servizio di riparazione, offrendo la possibilità di assistere nella fase della sua erogazione, sia attraverso forme particolari e personalizzate di pagamento, quali lo scambio di servizi prestati dal cliente o il baratto con prodotti realizzati dal cliente o oggetti usati di sua proprietà;
servizi accessori, quali lo smaltimento dell’oggetto qualora non fosse riparabile.