lunedì 23 agosto 2010

Pomodori olandesi alla fermata del treno

Lo riconosco subito tra le cassette del banco frutta e verdura. Nel piccolo supermercato, poco affollato per l’ora, mi è facile riconoscere chi sa scegliere con sani criteri, scegliendo i prodotti con movimenti rapidi e sicuri. Evita le cose preconfezionate, compra piccole quantità, controlla le etichette. Esamina le zucchine facendole quasi roteare tra le dita, e, non soddisfatto della cassetta esposta, la alza un pochino per campionare quella sottostante. Passa ai pomodori, e senza esitazione ne prende un paio olandesi, dopo averne verificato la provenienza. Sono assalito dall’indignazione.
Non posso evitare di intervenire, sicuramente non si è reso conto dell’accaduto, mi ringrazierà per la scampata sciagura… e passo all’azione.
-Certo che importare pomodori da un paese freddo come l’Olanda è difficilmente accettabile per noi italiani-
-Hanno una grande tradizione in coltivazione in serra, già a partire dai fiori. E poi usano molto il riscaldamento con biomasse, alimentato con i residui delle coltivazioni-
-Ma anche se ci sono i canali, non stiamo mica parlando dei Navigli-
Sorride. –Sono bei posti, molto più vicini della Sicilia e della Calabria; usano fertilizzanti naturali e poi il grosso arriva qui in vagoni frigoriferi, e non tutto su camion come i nostri prodotti. Certo, a volte l’apparenza inganna, bisogna documentarsi!-
Mentre si avvia , dopo una amichevole occhiata di rimprovero, avverto la sensazione di leggero sprofondamento: mi sento concime.

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